Luigi Ghirri: viaggio in Italia

A partire dalla seconda guerra mondiale l’interesse dei fotografi e dei fotoamatori si concentra sul reportage d’autore in cui è l’azione umana ad essere protagonista indiscussa della scena. Sono i decenni che vedono l’Agenzia Magnum ed i suoi fotografi come principali esponenti del genere. La trattazione del paesaggio come immagine, invece, continua ad essere affidata alle fotografie dei Fratelli Alinari che, limitandosi a ritrarlo in belle cartoline, non consentono di documentare il passaggio verso la società post-industriale e le conseguenti trasformazioni del tessuto urbano e sociale ad esso connesse.

Fotografie da “Viaggio in Italia 1984

Si arriva quindi alla vigilia degli anni ’80 con una fotografia non solo incapace di rappresentare i cambiamenti in atto nel Paese ma anche inconsapevole della potenza comunicativa del linguaggio di cui è interprete.

Luigi Ghirri “Viaggio in Italia” 1984

È solo nel 1984 che si assiste ad una svolta decisiva che getterà le basi per quella che è stata chiamata la Scuola italiana di paesaggio. Protagonista di questa storica operazione è Luigi Ghirri con il suo Viaggio in Italia.

Quest’opera, considerata “manifesto di rifondazione dell’immagine del paesaggio italiano”, prende forma in un mostra di trecento fotografie allestita alla Pinacoteca Provinciale di Bari e in un libro edito dal Quadrante di Alessandria, con un testo di Arturo Carlo Quintavalle e uno scritto di Gianni Celati. Al progetto prendono parte venti fotografi scelti da Ghirri con l’intento di restituire agli italiani un’immagine quanto più reale possibile del Paese, fatta di luoghi normali, veri, in cui l’osservatore può ritrovarsi e riconoscersi. Così, in maniera piuttosto improvvisa, si sgretola quel clichè che voleva a tutti i costi il territorio italiano come un luogo meraviglioso e unico al mondo. Al suo posto emerge un’immagine “altra”, quella di un Paese dai contorni umani,

Luigi Ghirri “Viaggio in Italia” 1984

Il concetto del paesaggio nel progetto “Viaggio in Italia” da Luigi Ghirri ad Antonio Ottomanelli fatto di periferie, città deserte, spiagge, giardini,luoghi di provincia.

Dopo decenni, quindi, ci troviamo di fronte un lavoro che appare lontano dal modello del reportage sensazionale a cui la fotografia ci aveva abituati. Un progetto corale, quello del Maestro emiliano, in cui l’interesse per le piccole cose di cui anche la trasformazione della natura è parte integrante e rappresenta la matrice comune. Ecco che il paesaggio non funge più da fondale scenico ma diviene esso stesso azione centrale.

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