Fotografia Surrealista Nel fermento avanguardista del primo dopoguerra nasce il Surrealismo che, oltre a coinvolgere praticamente tutte le arti, è una delle correnti artistiche più longeve del Novecento. È normalmente riconosciuto che il Surrealismo nasca come evoluzione del Dada. La più radicale delle avanguardie, infatti, assolta la sua funzione di distruggere una concezione dell’arte giudicata ormai come sorpassata, per assumere un ruolo costruttivo, ha bisogno di trasformarsi in una nuova corrente, portatrice di uno sguardo nuovo nel mondo dell’arte. Questa nuova corrente è, appunto, il Surrealismo, che influenzerà tutti i campi dell’arte. Il manifesto viene scritto nel 1924 a Parigi da Andrè Breton che, influenzato da L’interpretazione dei sogni di Freud, afferma che il tema del sogno e dell’inconscio debbano assumere un ruolo centrale in una società ormai all’insegna del progresso e sconvolta dalla prima guerra su scala mondiale. Questo pensiero coinvolgerà i più grandi artisti dell’epoca: Mirò, Magritte e Dalì nella pittura, Bunuel nel cinema, Artaud nel teatro e, anche, Man Ray e Bill Brandt nella fotografia. La fotografia La fotografia era vista dai surrealisti come uno dei mezzi più efficaci per far emergere gli aspetti più profondi e sorprendenti della quotidianità. Evidenziare, soprattutto, l’ambiguità delle immagini di cui è costituita la realtà, è uno degli aspetti principali di queste opere. Possiamo dire che la fotografia surrealista non ha un carattere ben definito stilisticamente, perché questo mezzo viene utilizzato a seconda delle esigenze. L’oggetto fotografato diviene apparizione misteriosa, ambigua e spesso inspiegabile attraverso la sola ragione. Non è più banale! Man Ray è sicuramente uno tra i maestri del Surrealismo più riconosciuti. Nato con il nome di Emmanuel Rudzitsky, Man Ray diventa amico di Marcel Duchamp e prova ad esportare il Dada fuori dai confini europei. Fa in tempo a realizzare una delle opere più iconiche del movimento, Cadeau, prima di trasferirsi in Francia e iniziare la sua attività di fotografo. In linea con il Surrealismo, la sua fotografia è scevra di qualsiasi implicazione razionale, spesso accosta elementi senza nessun legame logico,assecondando il suo inconscionella più totale libertà. Riprendendo il lavoro di William Fox Talbot produce quelle che chiama Rayografie, ovvero immagini ottenute poggiando degli oggetti su carta sensibile che lo stesso Ray descrive come “ossidazioni di desideri fissati dalla luce e dalla chimica, organismi viventi “. Ma i più famosi tra i suoi lavori sono, probabilmente, i ritratti che scatta a molte artiste dell’epoca, su tutti quelli di Meret Oppenheim, ritratta in una celebre serie di fotografie in cui posa nuda vicino un torchio da stampa, giocando anche qui sulla giustapposizione di elementi senza alcun collegamento tra di loro. Bill Brant Lui fu un umanista, un artista, un osservatore attentissimo della realtà, uno sperimentatore. Caratterialmente era timido e riservato, umile, mai aggressivo o rivoluzionario, piuttosto sottile, velato di un’innocenza disarmante che in maniera spontanea e naturale si dimostrò, ieri come oggi, in grado di riportare all’attenzione quelle ovvietà assurde o ingiuste alle quali l’occhio umano diviene rapidamente avvezzo. Famosi diventeranno i suoi scatti di nudo: perché sebbene il nudo fosse già molto usato in fotografia, Bill Brandt fu in grado di darne una reinterpretazione di grande originalità surrealistica. Per esempio, scoperto quasi per caso il grandangolo, il fotografo inizia distorcere appositamente sezioni del corpo umano o a ritagliarle dal contesto e dal resto per regalare a queste una nuova personalità tutta loro. In altri nudi invece, Bill Brandt esalta i contesti, soprattutto quando essi giocano con le forme del corpo, trasformandole in oggetti scenici di quadri fotografici surreali.